Sunday Scaries vs Bare Minimum Monday: Come entrare in settimana senza traumi

Sunday Scaries vs Bare Minimum Monday: Come entrare in settimana senza traumi

Sunday Scaries vs Bare Minimum Monday: Come entrare in settimana senza traumi

Ansia domenicale da lavoro? Il "Lunedì minimo" riduce lo shock e rilancia la produttività. Strategie sostenibili per team ibridi italiani: rituali anti-stress, comunicazioni team e routine che preservano energia per l'intera settimana.

Redazione Course Clear

27 dic 2025

Ansia Pre Lavoro

Ansia Pre Lavoro

Ansia Pre Lavoro

Primo piano laterale di una donna che si appoggia a una balaustra e guarda l’orizzonte sfocato, le mani intrecciate sul corrimano, simbolo di riflessione e bisogno di distanza mentale dalla settimana lavorativa.
Primo piano laterale di una donna che si appoggia a una balaustra e guarda l’orizzonte sfocato, le mani intrecciate sul corrimano, simbolo di riflessione e bisogno di distanza mentale dalla settimana lavorativa.
Primo piano laterale di una donna che si appoggia a una balaustra e guarda l’orizzonte sfocato, le mani intrecciate sul corrimano, simbolo di riflessione e bisogno di distanza mentale dalla settimana lavorativa.

Licenziarsi davanti a una telecamera: emancipazione o imprudenza?

QuitTok è il fenomeno virale del 2025: persone che documentano il momento esatto delle dimissioni, spesso in videochiamata con HR o manager, catturando reazioni di stupore, rabbia o imbarazzo. È diventato un rito digitale di ribellione contro capi tossici, stipendi ingiusti o culture aziendali opprimenti.

La logica è semplice e comprensibile: rendere pubblico un'ingiustizia aiuta gli altri a riconoscerla, crea solidarietà generazionale e dà una scarica di adrenalina. Ma oltre il like immediato si nasconde un costo professionale invisibile e duraturo.

Questo articolo non moralizza, analizza: un'uscita spettacolare può essere catartica per chi guarda, ma per chi la fa rischia di trasformarsi in un suicidio reputazionale che pesa sulle assunzioni future. Esploriamo i meccanismi nascosti e strategie per lasciare un lavoro con potere, non con rabbia.

Autostima radicale: un antidoto alla paura di osare

1. Quando “non sentirsi pronti” diventa una trappola

Chi vive la Sindrome dell’Impostore tende a sopravvalutare gli altri e a sottovalutare se stesso. Ogni obiettivo viene percepito come “troppo presto”, “troppo in alto”, “non ancora meritato”.
Il paradosso è che spesso sono proprio le persone più competenti a sentirsi meno pronte: si fermano prima di candidarsi, prima di parlare, prima di proporsi.

E qui entra in gioco il “Delulu”: quel piccolo scarto di autostima non ancora giustificata, ma necessaria.
Essere “delulu” non significa negare la realtà, ma scegliere di abitare una versione potenziante di sé anche quando la realtà ancora non la conferma.

2. La psicologia dietro il “fake it until you make it”

Tutto ruota intorno a un concetto concreto: self-efficacy, o percezione delle proprie capacità.
La psicologia cognitiva mostra che le convinzioni sulle proprie competenze influenzano direttamente la performance (Bandura docet). Se credi di poter affrontare una sfida, i tuoi comportamenti (voce, decisioni, linguaggio corporeo, soluzioni) si allineano a quella convinzione.

Chi applica il “fake it until you make it” in modo sano non finge, simula mentalmente un futuro possibile fino a renderlo familiare.
Il cervello non distingue troppo tra “sto davvero facendo questa cosa” e “mi sto immaginando di farla con successo”: la ripetizione mentale attiva le stesse aree neuronali dell’azione reale.

Essere “delulu”, in questo senso, è un allenamento psicologico alla fiducia.

3. Essere delusional vs essere inconsapevoli

Il confine, però, è sottile.
Autostima radicale non significa arroganza o fuga dalla realtà: si tratta di estendere il proprio margine di possibilità, non di negare i limiti.

  • L’arroganza dice: “Non ho nulla da imparare.”

  • L’autostima radicale dice: “Posso imparare qualsiasi cosa, se decido di entrarci.”

Il punto è accettare che nella fase iniziale di crescita — quando inizi a candidarti per una posizione senior, a lanciare un progetto, o a gestire un team — nessuno si sente davvero pronto.
Essere “delulu” è riconoscere che il coraggio viene prima della competenza, e la padronanza solo dopo.

4. Tecniche pratiche per allenare la “Delulu Mindset”

Puoi coltivare una forma di autostima radicale senza scadere nel narcisismo. Ecco alcuni esercizi pratici:

  • La scheda degli incredibili.
    Crea una lista privata di traguardi già raggiunti che avevi sottovalutato all’inizio (anche piccoli). È una prova tangibile contro la voce interiore che dice “non sei in grado”.

  • Visualizza in dettaglio, non in sogno.
    Immagina te stesso in un momento di successo concreto (una presentazione, una negoziazione, un colloquio) e descrivi passo per passo cosa succede. La mente si abitua alla scena, riducendo ansia da performance.

  • Riformula la paura.
    Quando pensi “non sono qualificatə”, sostituisci con “sto entrando in un’area dove posso crescere”: sposti il focus dalla carenza all’espansione.

  • Cerca micro-evidenze, non conferme assolute.
    Non serve sentirsi “completamente pronti”: basta un indizio (una skill, un feedback, un’esperienza rilevante) per poterti dire “posso provarci”.

5. La regola del 80%

Molti professionisti — soprattutto donne e giovani candidati — si candidano a una posizione solo se si riconoscono nel 100% dei requisiti. Gli studi mostrano che gli uomini lo fanno già al 60%.
La mentalità “Delulu” si colloca a metà strada: candidati quando hai almeno l’80% delle competenze. Il resto puoi impararlo. Nessuna job description è scritta con precisione chirurgica: è un ritratto ideale, non una barriera di ingresso.

L’autostima radicale è la spinta che ti permette di inviare quella candidatura “troppo ambiziosa” e scoprire che, in realtà, non lo era affatto.

Persona seduta su una panca in un corridoio buio, con la schiena appoggiata alla parete e il viso rivolto verso una finestra luminosa, a evocare la sensazione di stanchezza e ansia prima di tornare al lavoro.​
Persona seduta su una panca in un corridoio buio, con la schiena appoggiata alla parete e il viso rivolto verso una finestra luminosa, a evocare la sensazione di stanchezza e ansia prima di tornare al lavoro.​
Persona seduta su una panca in un corridoio buio, con la schiena appoggiata alla parete e il viso rivolto verso una finestra luminosa, a evocare la sensazione di stanchezza e ansia prima di tornare al lavoro.​
Ragazza seduta a terra accanto al letto in una stanza in penombra, con felpa rossa e sguardo rivolto verso la luce che entra dalla finestra, a rappresentare la malinconia e il tentativo di ritrovare calma prima del lunedì.
Ragazza seduta a terra accanto al letto in una stanza in penombra, con felpa rossa e sguardo rivolto verso la luce che entra dalla finestra, a rappresentare la malinconia e il tentativo di ritrovare calma prima del lunedì.
Ragazza seduta a terra accanto al letto in una stanza in penombra, con felpa rossa e sguardo rivolto verso la luce che entra dalla finestra, a rappresentare la malinconia e il tentativo di ritrovare calma prima del lunedì.

Autostima radicale: un antidoto alla paura di osare

1. Quando “non sentirsi pronti” diventa una trappola

Chi vive la Sindrome dell’Impostore tende a sopravvalutare gli altri e a sottovalutare se stesso. Ogni obiettivo viene percepito come “troppo presto”, “troppo in alto”, “non ancora meritato”.
Il paradosso è che spesso sono proprio le persone più competenti a sentirsi meno pronte: si fermano prima di candidarsi, prima di parlare, prima di proporsi.

E qui entra in gioco il “Delulu”: quel piccolo scarto di autostima non ancora giustificata, ma necessaria.
Essere “delulu” non significa negare la realtà, ma scegliere di abitare una versione potenziante di sé anche quando la realtà ancora non la conferma.

2. La psicologia dietro il “fake it until you make it”

Tutto ruota intorno a un concetto concreto: self-efficacy, o percezione delle proprie capacità.
La psicologia cognitiva mostra che le convinzioni sulle proprie competenze influenzano direttamente la performance (Bandura docet). Se credi di poter affrontare una sfida, i tuoi comportamenti (voce, decisioni, linguaggio corporeo, soluzioni) si allineano a quella convinzione.

Chi applica il “fake it until you make it” in modo sano non finge, simula mentalmente un futuro possibile fino a renderlo familiare.
Il cervello non distingue troppo tra “sto davvero facendo questa cosa” e “mi sto immaginando di farla con successo”: la ripetizione mentale attiva le stesse aree neuronali dell’azione reale.

Essere “delulu”, in questo senso, è un allenamento psicologico alla fiducia.

3. Essere delusional vs essere inconsapevoli

Il confine, però, è sottile.
Autostima radicale non significa arroganza o fuga dalla realtà: si tratta di estendere il proprio margine di possibilità, non di negare i limiti.

  • L’arroganza dice: “Non ho nulla da imparare.”

  • L’autostima radicale dice: “Posso imparare qualsiasi cosa, se decido di entrarci.”

Il punto è accettare che nella fase iniziale di crescita — quando inizi a candidarti per una posizione senior, a lanciare un progetto, o a gestire un team — nessuno si sente davvero pronto.
Essere “delulu” è riconoscere che il coraggio viene prima della competenza, e la padronanza solo dopo.

4. Tecniche pratiche per allenare la “Delulu Mindset”

Puoi coltivare una forma di autostima radicale senza scadere nel narcisismo. Ecco alcuni esercizi pratici:

  • La scheda degli incredibili.
    Crea una lista privata di traguardi già raggiunti che avevi sottovalutato all’inizio (anche piccoli). È una prova tangibile contro la voce interiore che dice “non sei in grado”.

  • Visualizza in dettaglio, non in sogno.
    Immagina te stesso in un momento di successo concreto (una presentazione, una negoziazione, un colloquio) e descrivi passo per passo cosa succede. La mente si abitua alla scena, riducendo ansia da performance.

  • Riformula la paura.
    Quando pensi “non sono qualificatə”, sostituisci con “sto entrando in un’area dove posso crescere”: sposti il focus dalla carenza all’espansione.

  • Cerca micro-evidenze, non conferme assolute.
    Non serve sentirsi “completamente pronti”: basta un indizio (una skill, un feedback, un’esperienza rilevante) per poterti dire “posso provarci”.

5. La regola del 80%

Molti professionisti — soprattutto donne e giovani candidati — si candidano a una posizione solo se si riconoscono nel 100% dei requisiti. Gli studi mostrano che gli uomini lo fanno già al 60%.
La mentalità “Delulu” si colloca a metà strada: candidati quando hai almeno l’80% delle competenze. Il resto puoi impararlo. Nessuna job description è scritta con precisione chirurgica: è un ritratto ideale, non una barriera di ingresso.

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Donna sorridente con le braccia conserte in primo piano, con un gruppo di colleghi al lavoro in ufficio sullo sfondo.
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